Il radon è un gas radioattivo di origine naturale, inodore, incolore e insapore; Il radon è presente ovunque nel suolo, ma il pericolo maggiore del gas radon è correlato all’inalazione: inspirato in quantitativi in eccesso e per periodi prolungati, può infatti provocare seri danni alla salute, in particolare ai polmoni, qualificandosi come seconda causa di rischio per l’insorgenza di un tumore, dopo il fumo. Per la sua diffusione e specificità del meccanismo di azione, l’Organizzazione Mondiale della Sanità lo cataloga come cancerogeno di tipo 1 (al pari del fumo di sigaretta e dell’alcol) e ritiene che il 15% delle neoplasie polmonari siano attribuibili a questo gas, in termini pratici 24.000 morti in Europa e circa 3.300 decessi in Italia secondo l’Istituto Superiore di Sanità. L’Italia è tra i paesi col più alto livello medio di radioattività.
L’attività del radon viene misura in Bequerel e la sua concentrazione in aria viene espressa in Bq al metro cubo (Bq/m3). Il radon che fuoriesce dal suolo tende a disperdersi in atmosfera dando origine a concentrazioni molto basse in aria, mentre se sul suolo sorgono luoghi chiusi (case, scuole, ospedali ecc.), il radon può penetrarvi dal suolo sottostante (o nel caso di locali interrati, anche dal suolo a contatto con le pareti) e assumere valori rilevanti che possono variare da luogo a luogo (ciò può dipendere dalla tipologia e struttura dell’edificio, dalla presenza di aperture, crepe, fessurazioni, ecc.).
Passaggi normativi
Il nuovo D.Lgs n. 101/2020 in vigore dal 27 agosto 2020, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 201 del 12 agosto 2020, recepisce la direttiva 2013/59/Euratom in materia di radioprotezione e stabilisce le norme di sicurezza al fine di proteggere le persone dai pericoli derivanti dalle radiazioni ionizzanti.
Nella Gazzetta Ufficiale n. 43 del 21 febbraio 2024 è stato pubblicato il DPCM 11 gennaio 2024 recante “Adozione del piano nazionale d’azione per il radon 2023-2032”
Il Piano Nazionale d’azione per il radon (PNAR) riprende i punti del D.L. 101 concernenti i rischi relativi a lungo termine.Oltre ad informazioni generali sull’elemento radon, il Piano fornisce dettagli sull’indagine effettuata in Italia riguardante l’impatto sul sistema sanitario, le attività intraprese dalle Regioni e un quadro normativo aggiornato.
Il Piano si sviluppa su 3 assi principali:
• Asse 1. Misurare: individuazione delle situazioni di maggiore esposizione
• Asse 2. Intervenire: strumenti per la prevenzione e riduzione della concentrazione di radon indoor
• Asse 3. Coinvolgere: informazione, educazione, formazione e divulgazione
In particolare per quanto concerne l’Asse 2, è interessante il punto 2.7:
«Azione 2.7 Connessioni con programmi di qualità dell’aria indoor ed efficientamento energetico» secondo il quale è necessario impostare una logica normativa che spinga affinché questi tre temi – radon indoor, air quality ed efficientamento energetico – vengano affrontati in modo sinergico e virtuoso.
Anche nel recente Decreto sui Criteri Ambientali Minimi (G.U. nr. 183 del 6 Agosto 2022) viene espressamente citato l’obbligo di monitorare e minimizzare il pericolo Radon negli edifici, in particolare il punto 2.4.12 del CAM prevede che si adottino “strategie progettuali e tecniche idonee a prevenire e a ridurre la concentrazione di gas radon all’interno degli edifici”.
Interventi atti a ridurre la concentrazione di RADON negli edifici
Le azioni per la riduzione della concentrazione di radon degli edifici sono finalizzate principalmente a minimizzare l’ingresso del gas proveniente dal suolo sottostante l’edificio e si possono classificare in due categorie:
• azioni di risanamento in edifici esistenti
• azioni di prevenzione in edifici di nuova costruzione
Per quanto riguarda le azioni di prevenzione, nell’ambito delle attività del Piano Nazionale Radon, è stato raccomandato alle Regioni e Province autonome di includere nei regolamenti edilizi dei semplici ed economici accorgimenti costruttivi al fine di ridurre l’ingresso del radon in TUTTI i nuovi edifici.
Gli interventi di risanamento su edifici esistenti si possono sintetizzare in:
• Ventilazione naturale o depressurizzazione forzata del vespaio
• Depressurizzazione del suolo mediante pozzetti radon collocati sotto l’edificio
• Depressurizzazione del suolo mediante pozzetti radon collocati esternamente all’edificio
• Depressurizzazione del suolo mediante ventilazione delle condutture di drenaggio
• Ventilazione delle cantine e dei locali interrati non occupati
• Estrazione dell’aria dall’intercapedine sotto il pavimento
• Pressurizzazione del suolo sotto l’edificio
• Pressurizzazione dell’intero edificio
• Ventilazione naturale o forzata degli ambienti interni
• Sigillatura delle canalizzazioni verticali, crepe, giunti, impianti; pavimentazione delle cantine e/o impermeabilizzazione della pavimentazione esistente
• Ventilazione forzata degli ambienti interni con l’impiego di sistemi di ventilazione e recupero del calore
La ventilazione a recupero di calore come soluzione al problema RADON
Le unità a recupero di calore Aldes, attraverso l’opportuna taratura dei ventilatori di mandata e ripresa, possono mantenere una sovrappressione degli ambienti trattati, per impedire l’ingresso del radon proveniente dal suolo sottostante.
La possibilità di sbilanciare le portate è caratteristica delle unità di ventilazione Aldes, sia in ambito residenziale che in ambito terziario o scolastico.
Essendo il radon volatile, cioè capace di disperdersi facilmente nell’aria, la costante ventilazione dei locali permette di prevenire l’insorgenza del problema. La ventilazione meccanica controllata a recupero di calore è il metodo migliore per ventilare in maniera costante e calibrata i locali interessati al problema.
Per saperne di più scarica la brochure “La VMC ed il rischio radon negli ambienti indoor”